La Storia

Storia della tenuta Colombarola. Immagine del territorio

Cenni storici della Tenuta Colombarola

Da Napoleone ai giorni nostri

Le lievi e fertili alture della Val Tidone sono il cuore di un territorio da sempre particolarmente vocato alla tradizione vitivinicola, modellato dai quattro affluenti del Po che delineano le circostanti Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda. Infatti, lo stesso territorio non era solo centro fidato di raccolta delle legioni dell’esercito di Giulio Cesare, ma anche fonte di approvvigionamento per le cantine dell’imperatore, il quale ebbe certamente modo di assaggiare il vino di queste floride terre, grazie alle origini piacentine della moglie Calpurnia. I romani, però, non furono i primi a voler piantare qui le loro viti: andando indietro nel tempo, si ritrovano testimonianze riconducibili a civiltà lontane, come i paleoliguri, gli etruschi e i celti.

Nel centro storico di Nibbiano la semplice facciata di una palazzina nasconde le pietre originali con cui fu costruita; queste pietre raccontano una storia che ha origini nel ‘700.
La struttura faceva parte del vecchio castello di Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone Bonaparte (che già aveva attraversato questi luoghi quando era un giovane generale dell’esercito nel 1796) e duchessa di Parma e Piacenza, che soggiornò in queste zone nel 1831; anche i castelli di Trevozzo e Sala Mandelli avevano ospitato nel 1773 la duchessa Maria Amalia, figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.
Nel 1765, sotto il regno di Ferdinando di Borbone, il castello conservava ancora il suo aspetto originale. Dopo la signoria dei Malvicini-Fontana divenne marchese Jose Nicolas Azzara (1730 – 1804), di nobile famiglia spagnola, diplomatico presso la Santa Sede e che intervenne nei rapporti tra Roma e la Francia rivoluzionaria. Fu lui infatti a firmare il trattato di Bologna con Napoleone Bonaparte (1796) e per questo gli fu dedicata una medaglia. Egli divenne il primo marchese di Nibbiano tramandando nella sua famiglia il titolo per quattro generazioni.
La residenza era utilizzata, ancora nell’epoca della duchessa Maria Luigia, per i ricevimenti estivi dei nobili e della corte. Molti nobili e personaggi famosi hanno frequentato abitualmente questi luoghi, tra cui la splendida Tenuta Colombarola e hanno potuto apprezzarne oltre alle bellezze naturali anche i prodotti tipici, di cui i vini costituiscono da sempre una parte molto importante.
Non solo quindi nelle cene ufficiali, ma spesso anche in occasione di visite di cortesia alle tenute del luogo, i vini, col loro gusto ed aroma caratteristici, riuscivano ad esaltare i sapori delle specialità gastronomiche del territorio, favorendo la convivialità e creando rapporti interpersonali.

Tradizione di famiglia

La passione per la viticoltura della famiglia Travini ha origini lontane. Il bisnonno e omonimo dell’attuale proprietario della Tenuta Colombarola, Vittorio Travini, già vi si dedicava alla fine dell’Ottocento, nei vigneti in prossimità della Torre Gandini, di proprietà della famiglia per diversi anni.
La Torre, di epoca medievale, già appartenuta ai Malvicini-Fontana e, nel XVIII secolo agli Azzara, è un tipico esempio di rocca inespugnabile e, per le pochissime trasformazioni subite, un prototipo dalle chiare funzioni militari, a difesa dei “tesori” delle colline circostanti. È con lo stesso immutato spirito degli avi che la famiglia Travini gestisce la Tenuta Colombarola.
Oggi infatti, la dedizione e la cura con cui vengono seguite tutte le fasi del processo produttivo, unite all’utilizzo della tecnologia più avanzata, consentono di ottenere vini di elevata qualità, seguendo rigorosamente le più antiche tradizioni.

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